Fabio D’Agostino è nato a Enna l’11 Maggio 1981 e fin da subito è stato portato a spasso per l’Italia cercando di seguire i grandi cantieri edili in cui suo padre lavorava. Prima dei 15 anni aveva già vissuto in Sicilia, Sardegna, Puglia, Emilia Romagna e Lombardia. Ogni trasloco significava dolore, ricostruzione, addii e nuove scoperte. Il continuo reinventarsi portava domande esistenziali e la ricerca di risposte. A 15 anni è finalista in un concorso di scultura in legno a cui partecipa insieme alla madre che da anni restaurava mobili antichi, dipingeva e intagliava il legno. Il padre, diplomato alla scuola d’arte, non aveva troppo tempo per dedicarsi all’arte ma a casa c’erano diversi suoi quadri e sculture. L’arte è sempre stata lì, una cosa di famiglia, chiusa tra le 4 mura. In quel periodo trova conforto nella lettura e ci si immerge totalmente, cercando risposte che spieghino i malesseri e i moti interiori. Fabio è curioso e in continuo fermento. Scopre il teatro, la poesia, la fotografia. Si cimenta con la pittura e con il legno ma in maniera discontinua, come una barca alla deriva durante una tempesta. Dopo il diploma in elettronica e comunicazioni viene chiamato a lavorare in una scuola superiore come tecnico informatico, un lavoro che lo impegna soltanto la mattina. Nel 2013, dopo un complicato periodo familiare e personale decide lui stesso di trasferirsi, di ricominciare, da zero. Il lavoro gli permette di poter fare domanda di trasferimento in una provincia italiana. Sceglie un posto che non conosce e dove nessuno lo conosce. Vuole il mare, vuole la collina e un contatto più profondo con la terra, vuole un ritmo più lento e a portata d’uomo, lontano dalla frenesia dell’industriosa e industriale pianura padana. Va a vivere a Fermo, nelle colline lussureggianti delle Marche, tra l’adriatico e i monti Sibillini. Questa nuova dimensione gli permette di immergersi ancora di più in se stesso e inizia a dedicare il tempo all’arte, alla sperimentazione e allo studio. Inizia con la pittura ma quasi subito torna alla scultura. Prova diversi materiali e quando arriva al ferro se ne innamora. Le sculture cercano di dare risposta alle sue domande. La ricerca spirituale svaria dalla psicologia all’alchimia, dallo sciamanesimo al buddismo. Scopre tanti aiutanti e passa tutto il tempo che ha a disposizione intrecciando fil di ferro, cercando di sbrogliare la matassa interiore della sua vita. Nel 2017 inizia a partecipare a mostre e concorsi che lo portano a viaggiare lungo lo stivale. La scultura e l’arte diventano cibo per l’anima e per la mente. Ogni mostra e concorso gli regalano nuovi spunti e nuovi stimoli che si incarnano nelle sue sculture. All’inizio del 2020 Fabio ha appeso un foglio nel suo studio. E’ la frase di un grande luminare del 1900:

“L’artista che riuscisse a espandere e perfezionare in ugual misura la propria personalità e la propria opera raggiungerebbe le massime altezze umane. Ma ciò è dato a pochi; poiché ben di rado la forza di un uomo basta a portare l’opera interiore e l’opera esteriore a una ugual perfezione. Poichè i grandi talenti sono i frutti più belli, ma spesso anche i più pericolosi, dell’albero dell’umanità. Pendono dai rami più sottili, che si spezzano facilmente.” (Carl Gustav Jung)

Appena più in basso ha aggiunto:

“Sono una particella nell’universo, un frammento in continua metamorfosi.”

 

Esposizioni e concorsi

  • Stupor Mundi – Melfi 2017
  • Il diritto ad esprimersi – Giovinazzo 2017
  • Finalista al II° Premio Michele Cea – Milano 2017
  • L’Arte va alla rocca – Rocca Brivio San Giuliano Milanese 2018
  • Concorso Internazionale d’Arte I Dauni – Ia scultura installazione per realizzazione e messaggio – Vieste 2018
  • Face’arts – Sanremo 2018
  • Premio Città di Montecosaro – Premio di rappresentanza “Galleria Artem di Bratislava” – Montecosaro 2018
  • Terzo classificato al “III° Premio Michele Cea” – Milano 2018
  • “Arte insieme” – Civitavecchia 2018
  • Concorso Internazionale d’Arte I Dauni – Vieste 2019
  • Face’arts – Verona 2019
  • “Naufragi” – Vieste 2019
  • Secondo classificato al “IV° Premio Michele Cea” – Milano 2019
  • Face’arts – Conversano 2019
  • “Nel Buio” percorso espositivo sensoriale – Lecce 2019
  • “Anime senza voce” – Ferrara 201
  •  “Il dito d’onore” – Milano 2019
  • “Corpi Alchemici” mini personale – Voghera 2019
  • Finalista al “V° Premio Michela Cea” – Milano 2020
  • “Io come me stesso” – Roma Pocket Art Studio 2021
  • “Errare e Umano” – Servigliano 2022

Fabio D'Agostino - Opere

Critiche

Le opere di Fabio D’Agostino costituiscono un percorso lungo le vie della coscienza, una ricerca costante attorno a tutto ciò che è impalpabile e spirituale. Ponendo al centro l’uomo, l’artista indaga negli spazi più profondi dell’essere rendendo percepibili i sottili legami dei moti che significano l’esistenza. La tecnica sembra voler sottolineare l’indissolubilità delle relazioni tra persone e percezioni emotive, l’intreccio del fil di ferro va a dare forma ai pensieri e alle visioni, le forme antropomorfe occupano spazi mentali, creano nel contempo, vuoti necessari, invitando alla riflessione e imponendosi per le tematiche umane e sociali. Ne risulta un’arte che vive in un’aura atemporale, altamente catartica e insieme alchemica, dove ogni elemento ha un suo perché in una visione cosmica dell’essere.

REFERENZE: Stefania Maggiulli Alfieri (sociologa dell’arte e critica):
Vieste, show room Nikephoros. Vieste, IN. MUS.A – Museo Atelier Arti e Mestieri.

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Alchimia come l’antica arte di trasmutare i metalli vili in oro, Fabio li trasforma in archetipo, in maschera, in figure umane silenziosamente presenti che richiamano gli elementi. I volti richiamano le maschere tribali e le pose hanno un che di ascetico, isolando i soggetti dal contesto esterno. L’intreccio di fili metallici modella l’anatomia richiamando l’intreccio vitale dei vasi e delle vene che trasportano la linfa vitale, in un gioco di pieni e vuoti dove tutto si muove pur restando fermo.

REFERENZE: Stefania Maggiulli Alfieri (sociologa dell’arte e critica):
Vieste, show room Nikephoros. Vieste, IN. MUS.A – Museo Atelier Arti e Mestieri.

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L’Artista manifesta l’adozione di strutture basiche, nell’intento di evidenziarne spazio e tempo allo scopo di definirne l’immagine e i relativi messaggi dai vari elementi intrecciati e di rendere le opere elementi modulari. Con talento indiscusso ed estro la forma assume compostezza e rigore, soprattutto evoca immagini modulari particolarmente interessanti da fruire anche tridimensionalmente che danno valore maggiore all’opera. L’Artista usa tecniche moderne, ma l’utilizzo dei fili di metallo intrecciato in scansioni modulari complesse crea composizioni che richiamano, anche se sono sculture, il tracciato dei disegni dei Maestri Rinascimentali.

Maria Teresa Eleuteri – Docente di Storia dell’Arte e Discipline Pittoriche

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POTENZA IN ATTO
Potenza in atto, atto in potenza. E lo scardinarsi delle viscere della terra. Tra calore estenuante e lava bollente, emerge un braccio. Un’unione uomo-natura che, indissolubilmente, partecipa a esprimere lo spleen. Dalla natura come un tempio di baudelairiana memoria al caos contemporaneo nel gesto di ribellione e sconquasso. L’antico equilibrio sembra essersi spezzato. La materia diventa strumento che, nelle mani dell’artista, si plasma in simbiosi con il creatore stesso. Un’azione di manifesta libertà, ora, senza più freni. Non interessa l’estetica in quanto tale ma la trasmissione di un significato più complesso. Il ferro, l’allumino e lo stagno forgiati con la perizia mitologica del dio Vulcano favoriscono il coinvolgimento a 360 gradi. L’essere umano e la terra insieme raccontano la poliedrica essenza dell’animo. La pietra, simbolo di peso, di blocco, di ostacolo alla personale indipendenza, palpita così forte da immaginarne il frastuono. La rabbia repressa scaturisce come sturm und drang, tempesta e impeto. L’artista è riuscito a infondere in quel grezzo blocco lapideo, il pulsante fascino di un cuore ferito che arde nel desiderio di trovare pace. La scultura di Fabio sintetizza la volontà di uscire dall’inferno che circonda l’uomo poiché non vi è metodo più sicuro per evadere dal mondo che seguendo l’arte, e nessun metodo più sicuro di unirsi al mondo che tramite l’arte.

Massimiliano Porro – Docente presso Accademia di Belle Arti Aldo Galli – IED Como Critico d’arte